martedì 29 ottobre 2019

MOM'S PER L'ALLATTAMENTO



Sei in in difficoltà con l'allattamento? Desideri informazioni corrette per scegliere la vostra strada?  Vorresti elaborare la tua storia di latte? Ci sono tante figure di sostegno, che collaborano attivamente per accompagnarti nel percorso, qualsiasi esso sia, fatto di allattamento al seno o meno. Non sei sola. 


Sul territorio sono presenti le mamme di sostegno, volontarie che si mettono  in ascolto da mamma a mamma: 







inoltre i preziosi punti di sostegno ASL sul territorio: 

-  Punti di sostegno all' allattamento Regione Piemonte  clicca qui

-  Percorso nascita asl to 4  clicca qu

-  Percorso nascita Asl to3 clicca qui


Compatibilità farmaci in allattamento 
Centro antiveleni 800883300 - attivo H24
Elactantia.org



Mom's Biella



momsbiella@gmail.com
referente Elisa 3471560609

martedì 20 settembre 2016

Perchè mio figlio non mangia?

Mamma tienimi con te!
Ciao mi chiamo Valentina ho trentadue anni, una bimba di quindici mesi.
 Apro questa rubrica dove di volta in volta discuteremo dei benefici che l 'alto contatto apporta ai nostri bimbi.






PERCHE' NON MANGIA?

Care mamme, innanitutto bentornate dalle vacanze!!
Oggi voglio parlare di una tematica che mi sta a cuore: il cibo.
Alcune di voi avranno sicuramente dei bimbi che mangiano tanto e tutto, mentre altre si ritrovano ad avere “problemi”.
Come sempre chi sta attorno a noi diventa improvvisamente esperto quando si tratta di bambini e ogni mamma sente mille opinioni diverse.
Per tanta gente il cibo è considerato la soluzione ad ogni male quindi vedere un bimbo che non mangia secondo le aspettative dell'adulto manda in crisi.
Vi racconto la mia esperienza.
La mia bimba fino ai sei mesi è stata allattata a richiesta con qualche difficoltà dato un brutto reflusso che si è portata dietro fino ai due anni, spesso stava male e ciucciava poco ma spesso.
Quando ho provato a introdurre le pappe è stato un disastro, non le gradiva, in più le creavano tantissima acidità e le tornava su tutto.
Allora ho provato con l'autosvezzamento e piano piano ha iniziato ad assaggiare un po di tutto, l'alimento base è però stato il latte fino all'anno compiuto.
E di li sono sorti i primi problemi:)
Ricordo le facce costernate di chi la vedeva spiluccare un pò di pane e frutta e poi riprendere a ciucciare; i vari commenti: " Ma non mangia nulla! Ma perchè? Ma togli il latte!!"
E di li a spiegare che i bimbi si sanno regolare da soli, che se avesse mangiato tanto in una volta sola sarebbe stata male (cosa che succede ancora adesso), ecc..
Di solito la risposta migliore da dare è che lo ha detto il pediatra...ma ogni tanto qualcuno insinua che bisogna cambiarlo..:)
Comunque, orecchie sorde alle critiche, Lidia è cresciuta ed è sempre stata molto vivace seppur magrolina, in compenso è alta.
Ha iniziato a fare dei pasti più consistenti nell'ultimo periodo.
E al bilancio di salute la pediatra ha detto che va benissimo.
Ovviamente coloro che vorrebbero vederla mangiare primo, secondo e frutta non si danno pace ma la cosa non mi turba affatto.
Mi è stato d'aiuto un libro dove l'autore consiglia di annotare giorno per giorno tutto ciò che il bimbo mangia in modo da rendersi conto della quantità effettiva di cibo.
Questo perchè siamo legati a uno stereotipo di pasto che non sempre funziona con i bambini.
L'autore afferma inoltre che nessun bambino si lascerebbe morire di fame e, salvo si riscontri una perdita di peso, è bene lasciare che il bimbo si regoli da solo.
Pressioni, lusinghe, minacce rovinano il rapporto con il cibo e peggiorano la situazione.
Il bimbo si sente carico di aspettative e spesso reagisce rifiutando del tutto il cibo.


Quindi è bene fare un bel respiro e affrontare il momento dei pasti nel modo più sereno possibile..Anche un po di autocritica non fa male, domandarsi chi di noi adulti mangia davvero tutto e alle ore stabilite è un buon inizio!!
Concludo affermando che, salvo problemi di salute accertati, è inutile preoccuparsi e lasciarsi condizionare dalle presunte regole, il bimbo lasciato libero troverà la strada migliore da solo:)



Gli ormoni – alleati della donna e del bambino

L’ostetrica per voi
Ciao! Mi chiamo  Angelica e sono ostetrica dal 2007. Esercito la libera professione sul territorio Canavesano dopo avere svolto un’intensa esperienza lavorativa nel Regno Unito. Nella maggior parte dei miei anni di lavoro a Londra, mi sono perfezionata nell’assistenza dei travagli e dei parti in acqua, così da proporli anche a domicilio in Piemonte. Credo fortemente nel potere delle donne, nel loro potere femminile capace di scardinare la tecnologia, la medicalizzazione e la scienza … credo nell’istinto che si sprigiona durante la massima manifestazione della forza del parto, che scuote inizialmente animo e corpo, ma che, alla fine, restituisce profonda gratificazione. 




Gli ormoni – alleati della donna e del bambino (I° parte).
Gli ormoni … è un argomento lungo e complesso (che proverò a riassumere in questo articolo e in uno successivo) che mi sta particolarmente a cuore e che desidero fortemente condividere con voi.
Questa è la ragione per cui va fatta una premessa approfondita del mio desiderio di parlarvene …
Ho avuto già un paio di occasioni in cui ho approfondito il tema sugli ormoni; la prima, nel 2008, durante una lezione all’Università, rivolta ad un gruppo di studentesse di Ostetricia; la seconda, in occasione di un incontro a Ivrea con un gruppo di mamme in gravidanza. In entrambe le situazioni, lo stupore è stato il denominatore comune che si palesava tra gli uditori, nello stesso modo di come io (giovane laureanda) manifestai il mio entusiasmo quando ne sentii parlare per la prima volta a Firenze, ad un corso di aggiornamento per ostetriche. Fu un argomento che mi suscitò fascino e stupore per l’appunto, ma al contempo smarrimento e crisi profonda sul mio divenire ostetrica, turbando quelle poche certezze sulla mia formazione. Quello è stato, chiaramente, motivo di sprono a documentarmi, ad approfondire e a cercare, per trovare conferma a tutto ciò che in cuore mio sapevo già ancora prima di approcciarmi all’ostetricia, ma che, durante il mio percorso di studi, mi era sempre stato negato.

Questi “esseri sconosciuti” - gli ormoni – sono racchiusi in una parola che esprime tutto, Energia e Vita; essi rappresentano il motore propulsore che guida le nostre emozioni e che creano un equilibrio armonico di salute. In che modo il tutto è applicabile nel travaglio e nel parto?
La gravidanza, il travaglio, il parto e l’accoglimento del neonato, sono eventi che si esprimono attraverso una “danza” degli ormoni, in quanto diretti responsabili dell’armonia tra il corpo e la mente, tra l’istinto e la ragione, e della comunicazione “interiore” tra madre e figlio. Gli ormoni rappresentano gli strumenti attraverso cui il corpo della madre e del bambino comunicano … tanto che, se non fosse così, il bambino non potrebbe indicare alla madre quando è pronto a venire al mondo e di conseguenza la madre non saprebbe quando intraprendere quel viaggio chiamato “nascita”. In un tacito accordo endogeno, proprio attraverso questi “esserini”, la madre e il suo bambino si avviano insieme verso il travaglio e il parto. Se il processo degli ormoni, in una donna in travaglio, rimane indisturbato, esso si esprimerà in perfetta armonia e l’esito del parto sarà un’esperienza gratificante per entrambi. Al contrario, la presenza di interferenze (il più delle volte create da una mancanza di conoscenza della fisiologia degli ormoni nella nascita) potrebbe  deviare l’evento verso patologie o complicazioni per la madre e il bambino.
Le ricerche hanno ampliamente dimostrato come nel travaglio e nel parto il cervello ha un ruolo centrale per lo scatenarsi di questi eventi: in modo semplicistico, una parte di questi ormoni vengono rilasciati da alcune parti del cervello e comunicano all’utero l’iniziazione delle doglie, ed altri agiscono a livello locale.
La parte più attiva del corpo nella donna che partorisce non è l’utero ma la parte ancestrale del suo cervello, cioè la parte più antica e profonda delle sue strutture cerebrali, che si presenta minuscola rispetto alla parte più voluminosa e sviluppata del cervello stesso. Questa parte così piccola è quella che accomuna l’essere umano a tutti gli altri mammiferi. Se applichiamo questa premessa all’evento del parto, il tutto può risultare più chiaro… una donna in stadio avanzato del travaglio o in vicinanza al parto, se è nella fisiologia, si comporta estraniandosi completamente, come se fosse assente, ignorando cosa le capita attorno, è come se fosse su “un altro pianeta”, come se stesse iniziando una sorta di viaggio interiore; in altre circostanze si comporta come non farebbe mai nella vita sociale di tutti i giorni: urla, piange, grida, diventa aggressiva, assume le posizioni più inaspettate. Tutto ciò può interpretarsi semplicemente così, ovvero: è assolutamente fisiologico che nel travaglio e nel parto la parte razionale, che caratterizza la nostra vita sociale e la quotidianità, lasci spazio alla parte più istintiva, alla parte più “animalesca” che è in noi. Ed è proprio da questa piccola zona del cervello che vengono rilasciati gli ormoni “amici” per un travaglio e un parto in salute.
L’ossitocina è uno di questi. Per molto tempo si è creduto che l’ossitocina non avesse altro che la funzione di fare contrarre l’utero, in sintesi, una funzione solo meccanica; poi nel 1969 e successivamente, attraverso una serie di studi successivi, si è rilevato l’effetto che l’ossitocina esercita sul comportamento umano.
L’ossitocina è, in sintesi, l’ormone dell’altruismo; è per eccellenza l’ormone dell’amore. In qualsiasi forma di amore, l’ossitocina è sempre la protagonista. E’ implicata negli eventi di massima espressione dell’amore … dalla nascita ai rapporti sessuali. Durante l’innamoramento e “l’accoppiamento”, sia la donna che l’uomo secernono livelli alti di ossitocina. Quindi non è un ormone solo al femminile. Questo spiega anche come una madre possa perdutamente innamorarsi della sua creatura al momento della nascita, e, come lei, anche il padre rimanendo impresso questo sentimento per sempre. Resta beninteso che l’ossitocina non viene liberata in maniera indipendente da altre cose, fa sempre parte di un cocktail ormonale complesso. Così subito dopo la nascita del bambino, in cui si ha il picco di ossitocina la madre libera un altro ormone: la prolattina. La prolattina è l’ormone delle cure materne, della “preoccupazione materna fisiologica” orientata a porre attenzione al nuovo arrivato. Immediatamente dopo la nascita del suo bambino, la madre ha sia un tasso elevato di ossitocina che prolattina, vale a dire esprimendolo in formula matematica …
ormone dell’amore (ossitocina) + ormone del maternage (prolattina) =
amore totale per il bambino.
In conclusione se l’evento della nascita traccia il suo percorso naturale, senza interferenze inutili, diventa chiaro come il sopravvento dell’amore sprigionato da questi ormoni, alleati della donna e del bambino, vadano a potenziare una capacità d’amare reciproco, che si rifletterà su se stessi e conseguentemente sugli altri.




L'avvocato in ascolto... giù le mani!


Mi chiamo Roberta Plemone, ho 29 anni e sono Avvocato.
Mi occupo di diritto civile, con particolare attenzione per il diritto delle persone, della famiglia e dei minori. Grazie al supporto dei miei Colleghi di studio, spazio in tutti gli ambiti del diritto, per fornire un’assistenza completa.
Sono un’entusiasta: nella vita, nel lavoro e nelle piccole cose. Non mi fermo davanti a nulla, soprattutto se devo difendere ciò in cui credo.
Per le vostre domande, le vostre curiosità, o per proporre qualche argomento da trattare, mi potete contattare su facebook https://www.facebook.com/roberta.plemone
oppure sulla mia mail roberta.plemone@libero.it
Sarò felice di ascoltarvi!


GIU’ LE MANI.
Non è mai facile parlare di un brutto argomento, specie se parla anche un po’ di noi; specie se mischia emozioni e lavoro.
E allora, anche in questo caso, per colmare le mie carenze mi sono fatta aiutare da Professionisti veri, che queste storie le sentono e le combattono ogni giorno.

Quindi, prima di tutto, occorre ringraziare:
-          Maresciallo Massimiliano USAI, comandante della Caserma dei Carabinieri di Cuorgnè;
-          Avv. Davide ANGELERI, avvocato penalista;
-          Dott.ssa Lucrezia LOVO, psicologa;
-          Gianluca GALLICCHIO, istruttore di krav maga,
con la speranza di regalarvi un articolo pratico, sentito e particolarmente incentrato sulle possibilità di aiuto nel nostro territorio canavesano.

La parola “femminicidio” suona male, però serve. Per definire in modo appropriato la categoria dei delitti perpetrati contro una donna solo perché è donna; per capire e spiegare che di violenza di genere si muore; per cercare di non banalizzare il fenomeno.
Perché non è così e i numeri parlano chiaro: solo nei primi 5 mesi dell’anno già 55 donne sono state uccise da un uomo, dal loro uomo, una ogni tre giorni.
La violenza può essere di due tipi:
-          psicologica: si ha ogni qualvolta il partner cerca di sottomettere la donna, rendendola passiva e priva di autostima. Un uomo che mette in atto la violenza psicologica, tende a far sentire la propria compagna inadatta, sbagliata. Tende ad esercitare sempre un maggior controllo rispetto alla sua autonomia, limitandola ed isolandola dal suo contesto sociale (famiglia, amicizie, lavoro). Minacce di abbandono, fisiche, di morte, accuse ripetute di infedeltà ne sono alcuni esempi;
-         
fisica: è quella più facile da riconoscere, visibile agli occhi di tutti e tristemente drammatica. Non riguarda solo le “botte”, ma anche l’imposizione di rapporti sessuali.
Cos’hanno in comune questi due tipi di violenza?
-          deumanizzazione: la donna viene spogliata di ogni umanità: non è più un essere pensante, con pensieri ed emozioni. Diventa un oggetto in possesso del partner, pronta a soddisfare desideri ed esigenze dell’uomo;
-          senso di colpa: molto spesso chi è vittima di violenza prova senso di colpa, immotivatamente giustificando le azioni dell’aggressore.
Il ciclo della violenza si divide in tre fasi:
1.    fase di crescita della tensione: la donna inizia a sentire l’aumento della tensione e, per prevenire la violenza, concentra attenzioni ed energie sull’uomo, ostile e minaccioso;
2.    fase di maltrattamento: in questa fase viene agita la violenza vera e propria: violenza psicologica e fisica sono strettamente intrecciate. Generalmente, la violenza fisica è graduale: i primi episodi possono essere caratterizzati da spintoni e prese molto forti, per poi arrivare a schiaffi, calci, pugni, violenza sessuale;
3.    fase della luna di miele: questa fase si divide in due momenti distinti. In un primo tempo, l’uomo si scusa e si dimostra dolce ed attento. Per farsi perdonare promette di cambiare, attribuendo la causa del suo comportamento a cause esterne la famiglia, oppure al comportamento della donna che, essendo inadeguata, ha provocato in lui una forte reazione. E’ in questo caso che la donna può provare sensi di colpa, per non aver rispettato le aspettative del partner.
Quando la violenza è radicata, i cicli sono molto ravvicinati e la violenza è sempre più intensa.
La violenza di genere è un fenomeno così drammaticamente frequente che è stato necessario un intervento legislativo sul punto. La c.d. Legge sul femminicidio (Legge 119 del 2013) ha introdotto nel diritto penale misure, preventive e repressive, per combattere la violenza sulle donne, tra cui:
-          Inasprimento della normativa: sono state aumentate le pene ed introdotte alcune aggravanti, quando, ad esempio, lo stalking sia commesso dal coniuge, anche separato o divorziato, dal compagno o dall’ex partner;
-          Ammonimento in caso di reati “sentinella”: in presenza di percosse o lesioni, in epoca precedente la querela, il Questore può ammonire il responsabile;
-          Case rifugio: la donna vittima di violenza ed i figli saranno ospiti in abitazioni protette, tenute segrete dalle Forze di Polizia;
-          Gratuito Patrocinio: a prescindere dal reddito, le donne vittima di stalking o maltrattamenti in famiglia possono essere ammesse al patrocinio a spese dello Stato;
-          Processi ed indagini preliminari più rapidi: per i reati di stalking e maltrattamenti in famiglia, le indagini preliminari non potranno mai superare la durata di un anno;
-          Applicazione delle misure cautelari per i reati di stalking e maltrattamenti, fino all’allontanamento dalla casa familiare;
-          Remissione della querela: la querela nel reato di stalking è irrevocabile se ci si trova in presenza di gravi e ripetute minacce. Resta revocabile negli altri casi, ma la remissione potrà essere fatta solo in sede processuale, davanti all'autorità giudiziaria, al fine di garantire e non comprimere la libera determinazione della vittima.
Se siete donne vittime di violenza, DENUNCIATE, perché salverete, prima di tutto, Voi stesse.
Potete affidarvi ad un Avvocato  oppure recarvi direttamente presso le Caserme dei Carabinieri o della Polizia, dislocate sul territorio, per sporgere la vostra denuncia nei confronti dell’aggressore.
A Cuorgnè, l’Arma dei Carabinieri è particolarmente sensibile al problema, motivata da un forte spirito di intraprendenza e dalla giovane età dei suoi componenti. E’ attivo il servizio delle case rifugio; viene prestata continua assistenza alla donna ed alla famiglia vittima di violenza; esistono collaborazioni con centri assistenza e professionisti, la cui principale missione è non lasciarvi sole.
E’ a completa disposizione una Sottoufficiale donna, con competenze specifiche, per far sentire a proprio agio chi sta attraversando un periodo tanto difficile.
In ogni caso, non omettete di recarvi presso il Pronto Soccorso dell’ospedale più vicino, perché i sanitari possano fornirvi l’assistenza medica che meritate.
Siamo donne, siamo estremamente forti e possiamo difenderci, anche affidandoci ad un’arte tutt’altro che da “femminuccia”. Gianluca GALLICCHIO, insegnante di difesa personale, krav maga, tiene a sottolineare “Mi è capitato di avere tra le mie allieve donne che hanno subito violenza, donne che si sono avvicinate al krav maga per difendere se stesse o i propri figli da un uomo violento. E’importante investire in un corso di difesa personale per imparare semplici ma efficaci tecniche che posso salvarci la vita. La donna può difendersi, la donna può non essere più vittima”. Gianluca tiene i corsi nella palestra del Polisportivo di Rivarolo C.se, il martedì ed il giovedì dalle 19 alle 20.30. Potete contattarlo sulla sua pagina facebook “Gianluca GALLICCHIO Krav Maga” o alla sua email gianluca.gallicchio1978@gmail.com.












Avv. Roberta Plemone


























Allattamento e sicurezza in auto







Latte di Mamma e ….
Rubrica sull’allattamento materno a cura di Maria Di Maggio, mamma di due bambini, fondatrice del gruppo fb ”Noi Mamme che allattiamo anche dopo i 6 mesi” https://www.facebook.com/groups/192018677479573/




Bentrovate Mamme,
ecco che è appena trascorsa la stagione estiva, quello che per antonomasia è il periodo delle vacanze. Di sicuro molte di voi avranno affrontato un lungo viaggio o invece ci sarà chi, più semplicemente, avrà fatto qualche gita fuori porta. In entrambi i casi vi sarà capitato di muovervi in auto coi vostri Bimbi e verosimilmente tanti di loro proprio mentre eravate via in macchina, avranno richiesto di essere allattati. Lo sappiamo tutte quanto questo capiti frequentemente. Non occorre nemmeno fare lunghi viaggi ma recarsi semplicemente a fare la spesa, che spesso un piccolo tragitto diventi una situazione ingestibile di forte stress. Ci ritroviamo a far i conti con un Bimbo che piange urlante e inconsolabile e noi che ci agitiamo e desideriamo solamente essere già arrivate nel luogo dove eravamo dirette e scendere dalla macchina. Questa “scenetta da incubo” potremmo viverla in due modalità: siamo noi il conducente dell’auto, siamo invece anche noi passeggeri. In entrambe le condizioni c’è UNA e SOLA cosa giusta da fare. Vediamo però cosa succede spesso, purtroppo! Se siamo noi al volante ed il nostro Bimbo comincia a reclamare la tetta, è presumibile, conseguentemente all’età che abbia, che l’unico modo per dircelo è quello di iniziare a piangere. Cominceremo col parlargli dolcemente e tranquillizzarlo, quasi sicuramente lo terremmo d’occhio dallo specchietto retrovisore e ci volteremo più volte spingendoci indietro per passargli la qualunque cosa troviamo nell’abitacolo/borsa, nel tentativo di consolarlo. Tutte queste azioni saranno motivo di distrazione alla guida e potrebbero facilmente farci perdere il controllo dell’auto. Stiamo sicuramente vivendo una situazione di forte stress e nervosismo, pertanto, il nostro tono di voce diventerà da gentile ed empatico a severo e perentorio e questo servirà soltanto a far piangere il povero Bimbo dietro di noi ancora di più. Cosa si fa spesso? La cosa più sbagliata: ossia accelerare per arrivare il prima possibile al luogo di destinazione e porre fine al “supplizio” del Bimbo e nostro. Se invece non siamo noi a guidare l’auto, ci ritroveremo probabilmente a gestire la situazione nel modo che segue. Avremo un conducente che sarà distratto dalla guida, poiché, probabilmente farà anche lui tutte le azioni elencate sopra e in più, sarà oltremodo distratto da noi che dal canto nostro, faremo mille gesti per cercare in tutti i modi di calmare il piccolino. Quando proprio la situazione sarà ritenuta insostenibile, succederà che molte di noi prenderanno, anche dietro suggerimento di chi guida, il piccolino in braccio e lo allatteranno, mentre chi è al volante continuerà tranquillamente a guidare. Entrambe le situazioni descritte sopra sono ciò che assolutamente NON DOBBIAMO MAI FARE!



O che guidiamo noi o che siamo noi passeggere, non appena i nostri Bimbi reclamano “Tetta”, l’unica cosa corretta da fare è FERMARE L’AUTO in un posto sicuro. Quando la macchina sarà completamente arrestata, sganciare il Bimbo dall’apposito sistema di ritenuta che sia navicella, ovetto, seggiolino o alzata, sederci comodamente e allattare per il tempo che necessita. Solo quando il nostro piccolino avrà finito la sua ciucciata e sarà tranquillo e rigenerato, potremmo comodamente riallacciarlo al suo seggiolino e riprendere serenamente il nostro viaggio. Adesso, in coscienza, quante di noi, almeno una volta, abbiamo allattato i nostri piccoli in un auto in corsa per non farli piangere, per non far tardi, perché era comodo, perché non ci siamo rese conto di quanto fosse pericoloso? Io sono la prima a dover alzare la mano e purtroppo non solo una volta! Mi è capitato soprattutto con Giulia. Lei, come tantissimi altri Bimbi, non amava particolarmente la macchina, quindi io spesso decidevo di prendermela in braccio ed allattarla o purchè lei non piangesse disperatamente. Ho sottovalutato incoscientemente i rischi di tutto quello che poteva succedere. Per fortuna mi è capitato di leggere articoli sulla sicurezza in auto, di vedere video di crash test su youtube

(ATTENZIONE, LE IMMAGINI POTREBBERO URTARE LA VOSTRA SENSIBILITA’ https://www.youtube.com/watch?v=6MBVYJEUpCg) e di ripensare a certe “pubblicità progresso” viste ovviamente all’estero (in Italia non se ne vedono di così forti!). Tutto ciò è servito a farmi riflettere su quanto importante fosse mettere al primo posto la sicurezza di mia Figlia. Ricordiamoci di seguire sempre il nostro istinto di Mamma, come vi scrivo sempre, che ci aiuta in ogni circostanza, anche in questa e non lasciamoci mai influenzare da chi, per superficialità, ci dice il contrario. Mi sono fatta un po' condizionare da chi mi diceva: “ma che vuoi che capiti!”.. perché si pensa sempre che le cose brutte non capitino mai a noi! Semplicemente a volte si vogliono evitare discussioni con le persone più anziane, i Nonni stessi, che in totale buonafede ti dicono: “che vuoi che sia, io a te mica ti legavo quando eri piccola!”.… ma a quel tempo forse non c’erano nemmeno così tante macchine e così tanti pericoli per le strade! C’è anche chi ti dice: “Ma tanto da qui a lì, la strada è pochissima!” … non ascoltateli, basta un secondo per fare un incidente e la possibilità non è affatto proporzionale ai km di percorrenza. Non siate nemmeno sicure di chi guida poiché, non è detto che siamo noi a procurare un incidente ma che piuttosto ci vengano addosso. Inoltre non fidatevi nemmeno di fare le cose a metà. Assicuratevi sempre, per ogni tratto, breve o lungo che sia, che i vostri Bimbi, siano sempre allacciati correttamente negli appositi sistemi di ritenuta omologati, come indicato nei libretti d’istruzione delle rispettive case fornitrici e che gli stessi vengano appunto usati correttamente nei tempi e nei modi previsti dalla legislatura che ne disciplina e regola l’utilizzo.
Vi lascio il link della Polizia di Stato (http://www.poliziadistato.it/articolo/171-Bambini_in_auto_ecco_come_portarli_in_modo_sicuro) su come portare correttamente in auto i Bimbi. Parlando di Autorità non pensate nemmeno una volta che il peggio che possa succedere, sia qualche punto in meno sulla patente e una multa salata da pagare (per conoscenza ecco un altro link http://www.poliziadistato.it/articolo/172); il peggio che può succedere potrebbe essere irreversibile.
Quando ancora mi capitava di allattare Giulia, mentre qualcun altro continuava a guidare, ebbi la fortuna di imbattermi in un articolo di una rivista, mi pare fosse Quattroruote, che parlava di sicurezza in auto. Da quella volta non presi mai più Giulia in braccio se prima non fossimo parcheggiati. L’articolo diceva che per riuscire a tenere saldamente a sé un Bimbo che si ha in braccio, viaggiando ad una velocità di soli 50km/h, in caso di tamponamento ci vorrebbe la forza del super eroe l’incredibile Hulk. Fermo restando che nessuna di noi è Hulk, dobbiamo tenere presente, soprattutto il fatto, che quando viaggiamo allattando il nostro piccolo, lo cingiamo con un solo braccio, perché con l’altro lo coccoliamo, giochiamo con le sue manine, gli facciamo le carezzine o facciamo comunque di tutto a parte tenerlo stretto a noi stile stritolamento da Hulk. Sotto questa ottica, va considerato che nell’istante dell’incidente siamo colte di sorpresa e quindi siamo totalmente impreparate a stringerlo a noi con la forza di Hulk e che i tempi di reazione potrebbero essere probabilmente inferiori alla velocità con cui un piccolo bebè potrebbe essere schizzato violentemente fuori dal parabrezza. Letto questo, ho capito che l’unico modo che ho per proteggere i miei Bambini in auto è allacciarli correttamente. (Vi lascio questo link che è un breve reportage a cura di Rai Educational, sull’importanza di allacciare i Bimbi, per chi di voi ha piacere di guardarlo https://www.youtube.com/watch?v=vxAyeru7r_Y). Se i nostri cuccioli vogliono ciucciare, loro sacrosanto diritto dove e quando vogliono, fermiamo l’auto e allattiamoli! Arriveremo tardi? Chi se ne frega! Non faremo in tempo a fare quello che avevamo in mente? Chi se ne frega! Che due palle fermarsi ogni volta? Chi se ne frega! Meglio essere coscienziose… rischiare non è assolutamente la risposta. Non voglio fare del terrorismo, lungi da me spaventarvi ma è una questione sulla quale ci si sofferma poco e invece è “vitale”! C’è molta incoscienza a riguardo e mi duole dirlo, da siciliana, che più si va a Sud della nostra bellissima penisola e più sulle strade è il Far West. Solo nell’ultima vacanza ho visto bimbi di qualsiasi età viaggiare in auto senza nessuna protezione, nemmeno la cintura, altro che seggiolini. Neonati tenuti in braccio da qualche parente sul sedile davanti. Ho visto una mamma allattare il suo bimbo seduta su un furgoncino taxi di un Hotel con le porte scorrevoli aperte mentre era in corsa. Lascio a voi immaginare in caso di semplice tamponamento dove sarebbe finito il Bimbo! Ma dov’è il buon senso? Eppure dovrebbe bastare l’istinto di madre a farci realizzare quanto ciò può essere pericoloso. Per fortuna quest’anno il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ha lanciato una campagna, che si chiama “Sulla buona strada” atta a sensibilizzare sulla sicurezza stradale. “Tornare indietro è impossibile: resta sulla buona strada” è il claim. Protagoniste della campagna sono 5 tra le principali cause che provocano incidenti mortali; una di queste è l’uso scorretto dei sediolini (http://www.mit.gov.it/sites/default/files/media/notizia/2016-03/scheda-dispositivi-sicurezza-bambini.pdf). Ogni volta che sento Luca, il protagonista dello spot parlare, mi viene la pelle d’oca e per chi non avesse avuto modo di vederlo in TV o di sentirlo per radio, vi invito vivamente a guardarlo perché fa riflettere tanto, ecco il link al video
https://www.youtube.com/watch?v=R8TRLVcTaEA.

Eppure, nonostante le campagne, le pubblicità shock, il buon senso, ancora tantissime persone continuano a sottovalutare i rischi ed espongono i loro bimbi al pericolo ogni volta che si mettono in strada. E’ vero, quasi sempre non succede niente ma quando succede non si può più, davvero, tornare indietro! Vale sul serio la pena rischiare? Davvero legare i nostri Bimbi correttamente è così complicato? SALVARGLI LA VITA CHE NOI STESSE GLI ABBIAMO DATO, E’ UN NOSTRO DOVERE. Decidere di (non)vivere più col rimorso di averlo ucciso per negligenza è una scelta! Pensiamoci ogni volta che siamo in macchina coi nostri Figli.

Maria Di Maggio








martedì 17 maggio 2016

Voci d mamma.... Due parti meravigliosi, ma....

Due parti meravigliosi ma…..

Io lo dico sempre: partorirei ogni giorno. Credo che non ci sia momento più intenso, più magico, più vivo, più tutto, nell’esistenza di una donna. A me questo immenso regalo è successo due volte. Si è vero, ho avuto due parti meravigliosi ma… eppure c’è un ma. Quando sono rimasta incinta di Giulia ero come una qualsiasi altra futura mamma alla prima gravidanza, molto inesperta e poco informata su ogni fronte della maternità, parto compreso. Grazie ad una gravidanza spettacolare mi sentivo così bene e così forte da fare totalmente affidamento al mio istinto o alla mia incoscienza forse. Fatto sta che non mi documento pressappoco su niente e da “brava” lavoratrice autonoma lavoro nel nostro Ristorante fino al giorno prima di partorire. La mia relazione con Giulia dentro il pancione è così forte che non credo ci servano manuali. Arriva il fatidico momento. E’ mattina e Otello, il nostro gatto, è particolarmente inquieto, vado in bagno e perdo il “tappo”. L’Ostetrica del corso preparto ci aveva detto che è uno dei motivi per andare in Ospedale. La data presunta sarebbe stata due giorni dopo. In Ospedale mi fanno una visita ginecologica e mi rimandano a casa. La sera inizio ad avere contrazioni regolari ma io non voglio andare troppo presto in ospedale perché so già dal corso preparto che la prima parte del travaglio avviene in una stanza con altre donne e per questo motivo il futuro Papà non può entrare a sostenerti e che quindi devi fare tutto da sola o peggio con altre donne, seppur divise dal tuo lettino da una tendina. Faccio un bagno caldo su consiglio dell’ostetrica del punto nascita chiamata telefonicamente che mi dice: “Signora faccia come crede, è si giusto aspettare la frequenza tempo/dolore ma neanche è il caso di partorire il figlio per strada”.  Alle 5 siamo in Ospedale con contrazioni regolari ma non contrazioni di parto. Il Papà viene mandato a casa. Resto sola, quello che non volevo. Finalmente alle 8 si rompono le acque e da lì parte il vero e proprio travaglio. In questa famosa sala travaglio sono coricata e questa, è risaputo, non è la migliore posizione per travagliare o almeno non lo è per tutte. Altre donne urlanti (spero di non spaventare qualche neo mamma in procinto di partorire!) dividono la stanza con te ma tu in realtà sei sola. Qualche ostetrica ogni tanto viene a controllare di quanto sono dilatata e se trovi quella gentile ti incoraggia altrimenti…. lasciamo perdere. Quando finalmente “ero a buon punto” hanno chiamato mio Marito e con lui sono stata in sala parto. Da quel momento molto meglio, perché lì finalmente hai libertà di camminare, di usare la liana, la palla o sdraiarti se lo vuoi.  Non si può però bere né mangiare, divieto assoluto. Mi ricordo che avevo la bocca arsa e Tiziano imbeveva un clinex con l’acqua e io lo ciucciavo…. pare la scena di un film biblico! Ok ci siamo, mi viene da spingere e allora cosa succede immediatamente? Stesa in posizione ginecologica. Ma no! Io stavo meglio in piedi e nessuno mi ha chiesto niente. Mi ritrovo sdraiata a gambe in su con una bella flebo conficcata nel braccio. M a io non voglio l’ossitocina. Perché? Tutto sta andando benissimo. Alla fine sono in travaglio da 4 ore e mezza mica 12 o 20 come ho sentito dire. Ma poi volete chiedermelo? Ovviamente queste domande me la faccio adesso. Allora e in quel momento figuratevi che ne sapevo. Mi  fecero impugnare i due maniglioni del lettino e nel momento preciso in cui arrivò la contrazione sentii la frase che ogni donna ha sicuramente immaginato almeno miliardi di volti nella propria vita “adesso Maria spingi, spingi!” Io spinsi. E poi un’altra volta. Allora la Dottoressa accanto a me con molta nonchalance si appoggia sulla mia pancia e quando spingo sento premere fortissimo il suo braccio…. Kristeller. Ma perché questo aiutino? era appena alle prime spinte e tutto andava benissimo. Tiziano mi dice di non guardare ma non fa in tempo. Vedo un paio di forbici immense e sento un “pizzicotto”….  episiotomia. Stavolta, non so come, chiedo spiegazioni e mi dicono perché Giulia aveva un giro di cordone intorno al collo. Col senno di poi non ci credo neanche adesso. L’unica cosa importante è che la mia Giulia è nata ed è stupenda. E’ sopra di me, io però la volevo nuda sulla pancia e invece mi dicono che è piena di sangue e che “potrei impressionarmi” quindi la avvolgono in un lenzuolo. Io la vorrei istintivamente subito coccolare, baciare, allattare, tenere con me ma ci sono le prime visite e il bagnetto. “Te la riportiamo prestissimo e poi tu devi stare ferma ti dobbiamo fare il ricamino”. Ma che simpatiche! Il ricamino sarebbero le non so quante decine di punti post episitomia. Sono stati i momenti più dolorosi e lunghi di tutto il mio travaglio/parto. Saltavo sul lettino dal dolore e la Dottoressa della Kristeller minimizzava con sarcasmo e questo mi dava ancora più fastidio e mi faceva sentire ancora più male, se possibile. Il suo ricamino era venuto proprio bene, erano tutti a contemplarlo e complimentarsi e io ero così imbarazzata a stare in quella posizione e indolenzita che li avrei letteralmente “mandati a quel paese”, per rimanere educata. Finalmente arriva la mia Giulia e inizia subito la nostra storia d’Amore con la sua prima ciucciata. E’ stato davvero un parto stupendo ma seppure un parto semplicissimo e velocissimo, considerato fosse il primo, è stato molto medicalizzato. Con Ludovico andai a partorire con più lucidità e coraggio. Sapevo cosa volevo e cosa no e mi sarei fatta sentire. Avevo sentito parlare di violenza ostetrica, parto medicalizzato, diritti della donna nel parto, ero molto informata, salvo su una cosa: il taglio del cordone ombelicale. Con Giulia la donazione del sangue placentare andò a buon fine e quindi almeno vivo nella speranza che posso aiutare qualcuno. Con Ludovico piansi molto perché non fu lo stesso. Adesso dopo due parti so che anche questa è una violenza e che la natura preveda che il cordone si stacchi il più tardi possibile in modo da far fare al proprio bambino il pieno di queste importantissime cellule se non addirittura praticare il lotus birth (ovvero nascere con la placenta) che vuol dire appunto non recidere affatto il cordone finchè sarà esso stesso a staccarsi da solo. Nel parto di Ludovico  c’è solo una nota dolente; quando le davo il seno destro da stesi lui non riusciva a poppare e sembrava avesse male, piangeva addirittura. Quando alle dimissioni chiesi alla Pediatra un parere mi disse che era dovuto al  dolore poiché alla nascita gli “si era rotta”  (da sola dico io?) la spalla. Grazie per avermelo detto due giorni dopo. Il parto però avvenne secondo natura e quindi non ci fu ossitocina, travaglio in posizione coricata (chiesi subito la sala parto) Kristeller, episiotomia, ecc.. Le future mamme, soprattutto, ma, io dico, tutte le donne, dovrebbero prendere coscienza su quelli che sono i propri diritti anche i diritti nel momento in cui si va a partorire. La violenza ostetrica è purtroppo una pratica che riguarda tantissime donne ogni girono e in ogni regione d’Italia, rimanendo solo nel nostro Paese. Riporto questo trafiletto che parla di violenza ostetrica ed è tratto da una lettura che avevo fatto su una pagina de “Il Melograno” famosa associazione nazionale non a scopo di lucro a sostengo delle donne, della maternità, della paternità e della nascita.


“Si pensi alle visite inutili in travaglio ogni ora e da più operatori quando l’O.M.S. parla di controlli, se necessari ogni 4 ore;  alle episiotomie che non dovrebbero essere più del 10/15 % e che invece vengono eseguite al 60 /70% delle donne con gravi ripercussioni sulla loro vita sessuale futura; alla  manovra di Kristeller  che potrebbe essere tollerata per non più del 3/4%  dei casi, mentre invece viene praticata di routine nelle sale parto, (pratica che andrebbe abolita per i gravi rischi che possono conseguirne alla madre e al bambino, dei quali quello minore è la rottura delle costole materne); alla dilatazione manuale; al taglio cesareo che aumenta di quattro volte rispetto al parto spontaneo il rischio di morte materna.
Ma si pensi anche solo alla limitazione di muoversi o di assumere cibo e bevande, all’obbligo di rimanere sole in ambienti sconosciuti senza il conforto di una persona scelta dalla donna stessa ( al sud questo è frequentissimo); al non poter tenere sempre con sé il proprio bambino; al consenso informato firmato appena si entra in ospedale che dà la facoltà al medico di fare ciò che vuole e lo mette al riparo dalle denunce; alla mancanza di informazioni statistiche accurate su ciò che si fa nell’ospedale incluse le quantità degli interventi ed i risultati...”


Il concetto di violenza ostetrica è talmente importante che è in Venezuela il 16 marzo 2007 viene emanata la Legge organica sul diritto delle donne di essere liberi dalla violenza. In un editoriale pubblicato online il 6 ottobre 2010 in “Gazzetta Internazionale di Ginecologia e Ostetricia”, il Dott. Rogelio Pérez D'Gregorio, presidente della Società di Ostetricia e Ginecologia del Venezuela ha descritto la specifica menzione del termine "violenza ostetrica". La legge definisce la violenza ostetrica come "L'appropriazione dei processi riproduttivi del corpo delle donne da parte di personale sanitario, che si esprime come trattamento disumano, un abuso di farmaci, di trasformazione dei processi naturali in quelli patologici, portando con sé la perdita di autonomia e la possibilità di decidere liberamente del proprio corpo e della sessualità, con un impatto negativo sulla qualità della vita delle donne" (“the appropriation of the body and reproductive processes of women by health personnel contrary to good obstetric practice, whereby medication should only be used when it is indicated, the natural processes should be respected, and instrumental or surgical procedures should be performed only when the indication follows evidence-based medicine”)

I seguenti atti eseguiti dai sanitari sono considerati violenza ostetrica:
(1) L'attenzione intempestiva e inefficace nelle emergenze ostetriche,

(2) Forzare la donna a partorire in posizione supina, con le gambe sollevate, quando i mezzi necessari per svolgere un parto verticale sono disponibili;

(3) Impedire l'attacco iniziale del bambino con sua madre senza una causa medica impedendo così l'attaccamento precoce e bloccare la possibilità di allattare al seno subito dopo la nascita,

(4) Modificare il naturale processo di nascita a basso rischio, utilizzando tecniche di accelerazione, senza ottenere prima un atto volontario espresso e il consenso informato della donna,

(5) Esecuzione di taglio cesareo quando il parto naturale è possibile, senza ottenere il consenso informato da parte della donna.

(6) costrizione psicologica ad adottare una determinata pratica educativa nei confronti del proprio figlio: consigli e forzature su allattamento, alimentazione e sonno infantile, anche vaccinazioni, ecc.

Da i punti appena letti, va da se che molte delle cose che ho subito io, seppure il mio parto è stato idilliaco, sono considerate violenza ostetrica. A me è andata di lusso ma a tante, tantissime, troppe Mamme non va altrettanto bene. Nel mio gruppo di auto aiuto a sostegno dell’allattamento “Noi Mamme che allattiamo anche dopo i 6 mesi” si parla molto di queste violenze poiché un buon parto, l’assistenza in ospedale e nel dopo parto e l’informazione corretta determinano e sono alla base di un allattamento o un non allattamento.  Tantissime Mamme denunciano cesarei innecessarei, episiotomie, limitazioni e divieti, pressoché nulla libertà di scelta, a volte addirittura scarsa assistenza e menefreghismo dei sanitari. Questa è una fotografia che sta rapidamente cambiando anche grazie all’iniziatia UNICEF di creare i cosiddetti “Ospedali Amici dei Bambini” che oltre a sensibilizzare e sostenere l’allattamento stanno facendo anche molto sul fronte dei parti medicalizzati, poiché come detto prima è strettamente connesso.
Concludo rassicurando che ovviamente e per fortuna non è sempre questa la realtà. Conosco personalmente tante Ostetriche che assolvono il proprio lavoro come fosse una vera e propria missione, con tanto zelo, impegno, dedizione. Molte di queste fanno parte del mio gruppo e sono sempre a disposizione per chiarimenti o domande, compiendo uno dei primi passi importanti per la donna a discapito della violenza ostetrica, ossia, l’informazione prima del parto e il supporto post partum. A questi Angeli fuori dal coro va il mio profondo rispetto e tutta la mia stima perché è di loro il compito di portare ogni giorno alla luce del mondo una nuova vita.

Maria Di Maggio