lunedì 5 maggio 2014

Il mio parto podalico

Il mio parto podalico

Amo molto leggere i racconti sui parti, ma questa volta credo sia arrivato il momento di raccontarvi l'esperienza del mio parto, perché il mio è stato un parto molto speciale. Sono già mamma di due meravigliose bambine e questo è stato il mio terzo parto spontaneo dopo aver rischiato un TC e spero che la mia esperienza serva come esempio a tutte voi, soprattutto per farvi capire che quando desideriamo realmente qualcosa, alla fine tutti gli eventi ci portano inevitabilmente  su quella strada...  come si dice, VOLERE è POTERE! Come dicevo prima, terza gravidanza fortemente voluta e portata abbastanza bene, se non per qualche disturbo legato comunque alla fisiologia. Si avvicina la data del parto, ed essendo reduce da un parto avvenuto in acqua in una casa di maternità, decido insieme a mio marito che partorirò a casa nostra, per cui ci organizziamo e contattiamo le ostetriche che seguiranno il mio parto in casa. Tutto organizzato, se non fosse per il fatto che la mia bimba, a termine di gravidanza, è ancora in posizione podalica. Proviamo di tutto: moxa, polarity massage, posizioni, musica rilassante, ma la piccolina non vuole saperne di fare la capriola, e io, dopo due meravigliosi parti spontanei, non ho intenzione di partorire mia figlia con uno sterile e freddo intervento chirurgico, così inizio ad informarmi per fare la manovra di rivolgimento, ma mi viene sconsigliata anche perché nel frattempo entro nella trentanovesima settimana e iniziano le prime contrazioni. Parlo col mio ginecologo, grande uomo che non smetterò mai di ringraziare, e mi si prospetta la possibilità di un parto spontaneo podalico, forte del fatto che sono alla mia terza gravidanza. Il medico mi dice chiaramente che il rischio esiste, ma che comunque è fattibile. A un certo punto, sentendo anche i pareri delle persone che mi circondano, amici e parenti che mi sconsigliavano di affrontare un parto podalico senza che neanche conoscessero il motivo reale, cado nello sconforto più totale, tanto che arrivo a fissare con il mio medico la data del parto cesareo, che sarebbe stata il 21 marzo, primo giorno di primavera. I giorni precedenti a quella data sono stati i più duri, perché ero molto combattuta: da un lato volevo assolutamente un parto naturale, dall'altro però non volevo mettere in pericolo la mia bimba, poiché in caso di parto spontaneo sarebbe stata lei fra le due a rischiare di più. Passavo i giorni a piangere non sapendo che fare, ma il pomeriggio del 20 (un giorno prima dell'intervento), decido che io e la mia piccolina avremmo avuto il nostro parto spontaneo e che tutto sarebbe andato per il meglio. Chiamo il ginecologo e gli comunico che non ho nessuna intenzione di fare il cesareo; lui da un lato mi ricorda di nuovo i possibili rischi, ma dell'altro comunque mi incoraggia e mi sostiene. Aspetto quindi che inizi il travaglio, e infatti la sera del 23 marzo iniziano le prime contrazioni. Decido di non correre in ospedale, ma di aspettare il più possibile a casa, anche perché il mio medico avrebbe iniziato il turno alle 8 del mattino. Vado a letto e le contrazioni continuano tutta la notte, finché alle sei del mattino chiamo mio marito e, tempo di sistemare le altre due piccole, arriviamo in ospedale alle 7. Subito tracciato e visita e il medico di turno mi dice che sono a 3 cm di dilatazione, ma nel frattempo fa un po' di "terrorismo psicologico" dicendomi che sto rischiando grosso e facendomi firmare il consenso. Arriva poi il primario, che mi dice che non posso fare un parto spontaneo, poiché il rischio è troppo alto e in reparto non sono in grado di assistere un podalico. Addirittura mi dice che se voglio partorire spontaneamente, devo recarmi in un'altra struttura, capace di assistere parti podalici (io avevo già tre cm di dilatazione!). Così dà l'ordine di bloccare la sala operatoria e di prepararmi per un cesareo d'urgenza. Io inizio a cercare il mio medico e mi rifiuto categoricamente di indossare camice verde e farmi mettere il catetere se prima non fosse arrivato il mio dottore. Finalmente arriva e viene nella mia stanza. Mi tranquillizza e mi dice che avremmo tentato la via del parto spontaneo, ma che avremmo dovuto spostarci nel blocco operatorio, dove ho fatto il travaglio e che il parto sarebbe avvenuto, per ragioni di sicurezza, in sala operatoria. Accetto tutto, convintissima della mia decisione e determinata a raggiungere il mio obiettivo. Dopo sei ore di travaglio, nasce Alessandra, uno stupendo fagottino di 3,740 Kg, in sala operatoria, con un meraviglioso parto spontaneo podalico avvenuto contro tutto e tutti. Ricorderò questa esperienza per sempre e non finirò mai di ringraziare il mio ginecologo, che è stato sempre al mio fianco e mi ha sostenuto con grande professionalità e umanità. Spero che la mia esperienza serva a voi come esempio, come prova del  fatto che nulla è impossibile e che possiamo avere tutte il parto che vogliamo, con grande determinazione e perseveranza. In bocca al lupo a tutte!


♥ Mamma Cetty ♥ 

4 commenti:

  1. Grande questo ginecologo! Bravissima anche tu che hai seguito il tuo cuore! Grazie di avere condiviso

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  2. Sei una forza della natura fattelo dire!! bravissima!!

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  3. Sei stata un leone, complimenti!! Io 6 anni fa non ebbi lo stesso coraggio, ma mi sono rifatta con i due vbac successivi!

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  4. Grazie per la tua bella testimonianza.. Mi trovo nella tua stessa situazione: 38+4 bimbo podalico, cesareo programmato tra una settimana esatta.. Ma il mio cuore mi dice di boicottare il cesareo e farmi assistere a vipiteno per un parto podalico sconsigliato da tutti per i rischi.. Sono un po'in crisi per questa decisione ma so che il mio cuore saprá scegliere per il meglio

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